(immagine da http://www.giuri.unipd.it/ircocervo/immagini/Irco.jpg)
“Ecco l’ircocervo geniale di due espressioni fantastiche, che valgono quanto “il quadrato rotondo” o “la montagna d’oro” o “l’attuale re di francia è calvo”.. il senso di quest’intervento, con cui mi si risponde sul sito di sentieriinterrotti, mi ricorda certa carta, arabescata, con cui si foderavano i cassetti ed è emblematico della realtà italiana, dal Brennero a Pantelleria, in cui non si riesce che a produrre, purtroppo, spessissimo, solo belle frasi dallo scarso contenuto.. Anche questo, si potrebbe dire, fa rating, in un paese che non investe nei giovani, nella cultura, nella ricerca, ma sembra impantanato nelle sue tradizionali melme levantine, nei suo limiti ideologici, nella faziosità, nella conservazione di ceti e corporazioni.
Politici e religiosi.
Per cui, davanti all’idea, in questo caso non certo realizzabile in tempi brevissimi, ma non fantascientifica, della reintroduzione della lira nelle sue conseguenze locali-si parla di Alto Adige, non del post marxismo sloveno-, compare la Fatwa petulante e petolante e si chiude il discorso..
Il no a prescindere, del resto, è stato caratteristica dei sistemi ideologici maggioritari -di colore e simboli diversi, ma dal medesimo carattere- in Italia nell’ultimo secolo.
Con le conseguenze ed i ritardi che ben vediamo.
Il ritorno alla Lira, l’uscita dall’Euro, sistema economico poco integrato che voleva precedere l unione-fusione politica che sta evidenziando grossi problemi, sotto la spinta degli egoismi nazionali, del nazionalismo, della scarsa virtuosità degli stati membri e della speculazione degli istituti centrali, avrebbe conseguenze in Sudtirolo o no?
E quali?
Le affermazioni della politica locale altoatesina, che sottolineano il buono stato dell’economia sudtirolese, sembrano tener poco conto della realtà, integrata, delle economie europee, anche di quelle non appartenenti né all’area Euro né all’UE.
Tanto integrata che non è ipotizzabile una crisi di una certa gravità in alcuni paesi che non abbia ripercussioni pesanti in tutti gli altri.
Certo se ne può parlare, con il rischio di apparire come l’allegra brigata della sala delle feste … del Titanic (mi perdonerà Tremonti..).
Un articolo di Di Luca, sul Corriere dell’Alto Adige, critica l’analisi miope-localistica della politica altoatestina, ma questo limite, la scarsa visione dei sistemi e degli insiemi, mi pare domini le scelte anche degli stati nazionali.
Che sembrano voler a tutti i costi salvare se stessi, spero non giungendo addirittura a farlo speculando sugli altri, senza rendersi conto di essere sulla stessa barca -e che barca- dei loro vicini, alleati-concorrenti-partners.
Resto dell’avviso che solo una sana democrazia di stampo socialliberale, libertaria, europeista, “politica”, rispettosa ma non succube del potere economico, possa salvare il Vecchio Continente ed il Sudtirolo dalla deriva nihilistomasochistonazionalistotecnocratica nella quale si trova.
Spero di vedere anche sempre più teste e facce votabili, di donne e di uomini, affacciarsi alla politica.
Volti nuovi che ci diano quel necessario ricambio generazionale di cui si sente il -disperato- bisogno.
Da tempo.
Devo dire che in Germania mi affascina la qualità del dibattito politico e delle proposte di sviluppo. Per di più mancano -e non se ne sente la mancanza- i vecchi tromboni del no sottovuoto spinto ed a prescindere.
Urlatori eleganti, certo, nei loro bei vestiti, e nella loro carismatica teatralità, ma dallo scarso costrutto.
Con l’aria si gonfiano solo i palloni.