Il pastore che non fumava prese un sacco e rovesciò sul tavolo un mucchio di ghiande. Si mise a esaminarle l’una dopo l’altra con grande attenzione, separando le buone dalle guaste. Io fumavo la pipa. Gli proposi di aiutarlo. Mi rispose che era affar suo. In effetti : vista la cura che metteva in quel lavoro, non insistetti. Fu tutta la nostra conversazione. Quando ebbe messo dalla parte delle buone un mucchio abbastanza grosso di ghiande, le divise in mucchietti da dieci. Così facendo, eliminò ancora i frutti piccoli o quelli leggermente screpolati, poiché li esaminava molto da vicino. Quando infine ebbe davanti a sé cento ghiande perfette, si fermò e andammo a dormire.
Dopo il pranzo di mezzogiorno, ricominciò a scegliere le ghiande. Misi, credo, sufficiente insistenza nelle mie domande, perché mi rispose. Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quello che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla.
La citazione è tratta dal famoso racconto di Giono “L’uomo che piantava gli alberi”. L’ho letto spesso, in questi primi mesi passati in Germania. La forza del pastore-agricoltore, il coraggio, la sicurezza che qualcosa resterà e che bisogna crederci, mi dà energia e speranze in questa nuova esperienza, affrontata con mia figlia di 13 anni, in un ginnasio bilingue. Veniamo da Bolzano, dove le scuole bilingui non esistono e non sono nemmeno previste, dove tutto è rigidamente e severamente separato. Ho seminato qui, lavoro, sudore, fatica, speranze.
Vedremo se gli alberi saranno forti e potranno crescere meglio, con due contadini appassionati, uno quasi canuto e che porta con fede, ma talora a fatica il concime e l’acqua alle giovani piante, l’altra giovane, splendida e già nel futuro, con due lingue, due patrie, pochi pregiudizi. E tanta forza nel cuore.
Tra qualche anno prenderemo i semi delle piante cresciute, degli alberi piu’ forti e li porteremo a Sud, oltre le Alpi. E là li pianteremo