Mi tocca occuparmi di nuovo di calcio e lo faccio, spinto, ancora una volta, dall’ondata di vetero patriottismo che sta prendendo tutti quanti, in questa Europa che non esiste. L’Italia ha vinto contro la Francia, meritatamente e nonostante il non gioco transalpino, la scarsa vena di Toni e le botte dei francesi. Che si sono fatti pure male nel tentativo di imporre un gioco troppo maschio agli avversari. Ribery è caduto nel tentativo di fare male ad un azzurro e si è rotto. Sportivamente dispiace, ma si rimetterà presto. Noto, purtroppo e però, che la stampa tedesca, al solito, in toto, piena di luoghi comuni ridicoli sugli italiani (che una volta facevano arrabbiare un mio ex amico di Livorno), ha approfittato della partita e del risultato non solo per non dare a Cesare quel che è suo, cioè una lezione di gioco e una vittoria che avrebbe potuto essere galatticamente tennistica, ma si sono soffermati sulle solite cause antiche che si nascondono dietro ogni affermazione italiana. Per cui la Frankfurter Rundschau mette in prima pagina una bella foto di Ribery a terra, contuso e dolorante.. piuttosto che sceglierne un’altra, piu’ veritiera, di un’azione di gioco o della gioia italiana (relegata in mezzo al giornale ed in una pagina internet..).. Mi sono domandato in questi giorni, ancora una volta, come mai la Germania sia un paese dove gli immigrati non parlino più, dopo 3 generazioni, la lingua dei paesi di provenienza, ma siano rimasti legati così stranamente a realtà che nemmeno conoscono, squadre di calcio comprese. Una politica nazionalistica, di esclusione dei non appartenenti al gruppo etnico, linguistico, politico, produce frutti strani e certamente non dà integrazione. Il problema, al momento di difficile soluzione e su cui si devono confrontare i politici, in un’Europa dilaniata dal nazionalismo, è che anche il modello francese di naturalizzazione e integrazione (spesso senza tanti complimenti) non funziona, come mostrano i disordini nei sobborghi delle grandi e piccole città, regno ormai, in tutti i paesi europei, di etnie che si confrontano ma che non comunicano e che il gruppo dominante e nazionale crede di poter dominare ancora a lungo (senza vedere quel che le statistiche demografiche dicono..).
Intanto, leggo la prima pagina del Corriere dello Sport di oggi che, nell’Europa in cui i giornali sportivi dei vari paesi accusano gli avversari di avere almeno la peste bubbonica, timoroso di non essere filo Berlusca più che di essere moderato, fa ridere i polli ed i pecoroni, con questo titolo: