I giovani tifosi della Croazia urlano slogan e fanno gestacci a tutti coloro che vedono. La stazione Sud di Francoforte è come un porto di mare ed i marinai delle varie etnie che popolano questa città si incontrano e si sfottono inneggiando ai rispettivi colori, patrie calcistiche e nazionali.
Ci sono tutti, italiani compresi. La città è piena di bandiere: su auto, volti, magliette, muri, palazzi, balconi ed antenne televisive. Un trionfo di colori e di passione. Non solo sportiva. Il fatto che giovani, tedeschi ormai a tutti gli effetti ed “immigrati” di quarta generazione si sentano ancora cosi’ attratti dal richiamo del “sangue”, benchè calcistico, fa riflettere su un’ integrazione che, in Europa, è sempre più solo una parola.
Mi muovo, a poche ore dalla partita tra Germania e Polonia, in una città irreale. Bandiere ovunque. Su cani e antenne televisive, su lunghe canne da pesca ondeggianti pericolosamente per il vento alle finestre, sulle auto, sui muri, su bar, nei ristoranti, nei locali di ogni colore e razza.
Ho in mano i giornali di ieri. Sembra riscoppiata la guerra tra Polonia e Germania. Euroregioni e la politica di Berlino, vecchi conti da saldare, boom economico polacco e gelosia germanica, centrali atomiche, futuro energetico e nazionalismi (stratosferici) reciproci i veri motivi di una contesa calcistica che, sulla stampa, ha i toni di una battaglia epocale. Si parla di scontri tra tifosi, di violenze, con le teste dei calciatori tedeschi, naturalmente non manca quella di Ballack, che penzolano dalle mani di polacchi soddisfatti, in fotomontaggi balcanici che vengono dalla stampa del paese più cattolico d’Europa.. E, non meno forte, i toni della stampa germanica. Sembra di essere nel passato, non nel 2008.. Torno a casa e mi siedo davanti al Pc. La Croazia sta vincendo uno a zero. Aspettiamo la fine della partita ed il solito corteo dei tifosi ebbri di birra e di patria.
La Frankfurter Rundschau, scherzando, faceva il conto di quanti sono gli stranieri in città divisi per nazionalità, per il possibile impatto su Francoforte nel caso vincano le varie squadre. Gettonatissimi gli svedesi, poche centinaia. Italiani e, soprattutto, croati e turchi, al primo posto. Oltre naturalmente, ma di questo non si parla, ma si spera, ai tedeschi, naturalmente, non certo piu’ tranquilli degli altri fans. E gasatissimi, in un’orgia patriottica che sinceramente un po’ mi incuriosisce, un pochino, confesso, mi fa paura.
Dell’Italia si parla poco. Una campagna di stampa assurda ha naturalmente sottolineato come gli italici siano, anche qui, quei pecoroni puzzolenti che tanto indignano qualche intellettuale prestato alla politica in quel di Bolzano. Ladri, infidi, dongiovanni e compratori di partite. Danno gli Azzurri fuori al primo turno. E non se ne parla. Nome tabù, ma, evidentemente, le due pappine di Dortmund fanno ancora male. E l’Italia è scomparsa dal menù calcistico-gastronomico di un localino di Nordend che abbina la visione delle partite ad un piatto tipico dei due paesi che si affrontano. Non manca, naturalmente, la Germania, stamani omaggiata da un gustosissimo piatto di patate al vapore con salsa verde di Francoforte e da un par di cotolette polacche, dal nome lungo un chilometro e senza una vocale.
Le campane della Chiesa dell’Ordine Teutonico, intanto, siamo alle 19, suonano il Vespro e un vento delicato entra nel mio sottotetto su due piani del 1902. Calma e tranquillità e nessuno per strada. La Germania gioca fra poco e si affollano, intanto, le piazze ed i bar.
La polizia, numerosa, ma molto discreta, controlla i punti strategici della città. Speriamo vada tutto bene, nonostante qualche teppistello ubriaco con colori di vario tipo che ho visto prima di tornare a casa, che conferma come gli imbecilli non hanno razza.
Non ho seguito i campionati mondiali di due anni fa, a Bolzano, se non per notare l’assurdo proibizionismo antiitaliano che si cercava di spacciare per difesa dell’ordine pubblico e non seguirò questi europei. Identificarsi in ventidue pedatori che corrono dietro ad una palla che, talora per quello che, in italiano, si chiama fondoschiena, finisce in rete, non mi sembra il massimo come richiamo patriottico… Speriamo di dormire stanotte… Quasi quasi vado a bere un bicchiere di Apfelwein…