The Significance of the Handshake Motif in Classical Funerary Art – E’ un articolo scritto da Glenys Davies per l’American Journal of Archaeology, Vol. 89, No. 4 (Oct., 1985), pp. 627-640 ed è scaricabile dalla Rete per pochi dollari. Parla di un gesto semplicissimo come la stretta di mano, la dextratum iunctio, presente dalla Grecia arcaica alla fine dell’impero romano, sopravvissuta ai secoli ed arrivata fino noi. L’articolo affronta gli aspetti legati ai contesti funerari della d.i., simbolo di unione e di ricongiungimento con gli avi. La stretta di mano non era semplicemente un simbolo legato al mondo dei morti, costituiva anche uno dei momenti più importanti in cui si realizzava l’identità del gruppo.
La sacralità dell’unione coniugale veniva per esempio realizzata attraverso la dextrarum iunctio, la congiunzione delle destre, simbolo del matrimonium iustum nel segno della concordia e, sopratutto, della reciproca fides.
La mano destra, infatti, era “ritenuta il santuario corporeo della fides, della fiducia o lealtà che regolava sia i rapporti tra le singole persone e tra le gentes, sia le relazioni tra la dimensione umana e la realtà divina” (http://www.giovanippe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=4&Itemid=32)
Scene di iunctio dextrarum sono presenti un po’ dappertutto nella romanità, dalle monete, alle lucerne, ai bassorilievi, ai monumenti pubblici come l’ Arco di Septimio Severo, a Leptis Magna. Solo i liberi ed i cittadini romani potevano avere e dare Fides, dare e ricevere fiducia, essere nel senso pieno e giuridico del termine. Ai non romani, agli “altri”, la Fides non era concessa e quindi a loro non si applicavano tutte le norme giuridiche che regolavano la vita dei “romani”. Verso di loro il rispetto delle regole non era un obbligo, stabilito dalla divinità. A chi non si permetteva la stretta di mano non era concesso niente di quello che era doveroso dare ad un appartentente al populus romano. Non era.
Le numerose raffigurazioni di d.i. presenti su steli e bassorilievi delle area limitanee, di confine, evidenziano una tendenza marcata a sottolineare l’appartenenza al gruppo, in opposizione a coloro che ne erano esclusi.
A Roma Il culto della fides, espresso dalla stretta di mano, nacque quindi” per la necessità di imporre, con la forza di un principio superiore, il rispetto di un importante vincolo sociale: la fiducia nell’altro.Il gesto che sigla l’abbandono fiducioso di sé è difatti la dextrarum iunctio, la stretta delle due mani consacrate alla dea. Oggi questo rituale ha perso il significato originario e si è trasformato in una pratica di saluto, appena più formale di altre, ma non certo solenne. Tuttavia in alcune occasioni, come la conclusione di un contratto di compravendita, la stretta delle destre riacquista il suo antico senso di suggello di un accordo. La fides è rispetto di un patto che può essere stato stipulato fra privati cittadini come fra città e stati. In questo ultimo campo i Romani si vantavano di essere il popolo che incarnava l’idea della fede. Il loro modello era il console Attilio Regolo che, dopo aver riportato una splendida vittoria sulla flotta cartaginese durante la prima guerra punica, non aveva saputo cogliere le occasioni per celebrare un definitivo trionfo e nello scontro successivo era stato fatto prigioniero dai nemici. Promise allora ai Cartaginesi di tornare a Roma per trattare uno scambio: la sua persona contro i prigionieri di guerra. Il senato gli negò l’autorizzazione, ma Attilio non tradì la fides e ritornò dai nemici”.
(www.pianetascuola.it/dizionari/percorsi_latino/03_paroledivine/04_fides.html)
Se la stretta di mano ha perduto il suo originario valore religioso, se è diventata, da simbolo identitario, una semplice espressione di cordialità, resta comunque che, nei contesti caratterizzati da contrasti diffusi tra gruppi etnici, religiosi o linguistici, forte è la tendenza a “caratterizzarsi”, con moderne espressioni di “dextrarum iunctio”. E non si può non pensare, a riguardo, al Sudtirolo, dove l’identità collettiva di un gruppo è costruita in opposizione agli altri abitanti del medesimo territorio mediante simboli di appartenza che escludono gli altri